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Le velenosine. Perchè in fondo le streghe un po’ volavano davvero

Pubblicato il 5 giugno, 2012

stramonio

Lo stato di ebbrezza che provoca la datura stramonio non nasconde la sua vera natura . Tutta la pianta e i suoi alcaloidi parlano di un  sé visionario e portatore di incubi. Fa librare in aria e guardare il mondo dall’alto, a scuola dagli stregoni.
Pianta  notturna lo stramonio di notte diventa improvvisamente tonificata ed eretta, mentre durante il giorno ha un’apparenza stentata e depressa. Il fiore bianco si apre come una trombetta con tante pieghettine, archi finali e lombi appuntiti  indicano il nord e il sud, l’est e l’ovest ovunque  la pianta si trovi. Le lunghe trombe delle farfalle notturne diventano un tuttuno nel tubo profondo del fiore che le attira malinconicamente.

La datura è una pianta con foglie grandi e dentate ai margini con un acre odore selvatico, il frutto è una capsula con aculei che si apre in alto facendo volare i semi nerastri molto velenosi che amano essere seminati dagli uccelli sui pascoli, lungo i muri e siepi, negli incolti.  Prima della fioritura e bloccando la crescita inizia un percorso di biforcazioni a partire dal gamboverticale e le due diramazioni emettono fiori isolati e si biforcano ancora allargandosi. La datura stramonio è pianta usata come rimedio anti-asmatico e nel suo procedere con biforcazioni assomiglia sorprendentemente all’organo respiratorio umano, il nostro albero interno.

Velenosissima in tutte le sue parti è la belladonna con le sue bacche ciliegine che attirano coloro che – inconsapevoli e incauti – le raccolgono per assaggiarle. La Belladonna cresce nelle radure dei boschi e a margine di foreste e vicino ai faggi, tra luce e ombra. In penombra poiché i suoi inquietanti fiori rifuggono la luce tanto da ruotare per coprirsi sotto le foglie. Fiori che pendono e aperti con una gola tra il giallo e il violetto e non per tutti sono  velenosi perché con piacere i bombi succhiano il  loro nettare. Un rizoma potente che dorme a lungo al buio prima di cominciare a svegliarsi quando poi la pianta cresce energica fino a poco prima  che fiorisca  e sono  tra il nero e il viola anche tutte le striature della pianta intera che blocca la sua crescita.  Le donne usavano  pericolosamente la pianta distillata per dilatare le pupille e apparire più belle. Tra avvelenamento e devitalizzazione, rimedio e vitalità, tra  lo stringersi e l’aprirsi della respirazione , tra grandi  arrossamenti quasi violacei e profondi rimedi omeopatici per curare le infiammazioni acute, la belladonna si nasconde ed appare, straordinaria pianta  nella famiglia delle solanacee

Giusquiamo appare ogni anno in un luogo diverso e non certamente dove è stato seminato, aspetto rigido, accartocciato e ispido, forte odore acre, per niente solare anche se per germogliare e crescere ha bisogno di gran caldo e luce. Quando si “apre “ dal suo essere accartocciato appaiono foglie alterne e dentate un po’ pipistrellesche, nervature porporine come nei fiori a campanula giallo chiaro. Giusquiamo è selvaggio e quasi ossificato, si apre poi quasi a spirale, come se eseguisse torsioni muscolari. Pianta usata per avvelenare, se bevuta in piccolissime quantità faceva diventare litigiosi e osceni, convulsi e deliranti. In dosi più elevate  diviene semplicemente mortale. La sua figura in torsione tuttavia scioglie proprio le forti tensioni muscolari, gli spasmi, i crampi, aiuta l’irrorazione  della muscolatura scheletrica, distende le sovreccitazioni… in dosi omeopatiche, beninteso. A scuola dallo stregone,  invece,  dava la sensazione di una graduale dissoluzione del corpo e anche con hyosciamus si guardava il mondo dall’alto.

Radice luminosa, così i persiani percepivano la mandragora benché la sua radice grande fosse del tutto sprofondata in oltre 60 cm nel terreno. Certo i miti che circondano questa pianta fanno pensare ad una potente energia che la    metteva tra i primi posti  tra le piante medicinali mediterranee, negli ultimi 3000 anni. La forma umana che ha la radice- i pitagorici infatti la denominavano “ quella che assomiglia all’uomo”rafforzava la convinzione di una sua particolare incidenza – in bevanda – sulle relazioni amorose e sull’aumento delle facoltà sessuali. Da qui i suoi usi anche come filtri d’amore. Ma è una velenosa anche lei avendo molti alcaloidi delle altre solanacee velenose. E’però una solanacea atipica poiché nella regione mediterranea – suo habitat naturale – preferisce la primavera e le piogge primaverili per poi morire come erbacea già ai primi caldi mentre la radice si rafforza  e le foglie dell’anno dopo saranno più grandi. La forza e l’esistenza della mandragora è tutte nella radice quindi e si perpetua  a lungo.  In  primavera spuntano appena un ciuffo di piccole foglie verdi con scanalature e fiorisce solo dopo diversi anni al centro della rosetta basale con fiori bianco-verdastri a campanula.  I fiori sono nascosti e ben attaccati alla  regione radicale confondendo il loro soave e narcotico odore con l’odore della radice. Per Ippocrate la pianta in piccole dosi guariva depressioni e angoscia, dosi a mano a mano più elevate dilata l’occhio, diventa anestetica  ma poi  porta  alla morte se usata incautamente. Cura crampi, convulsioni e l’asma omeopaticamente.

Datura, Belladonna, Giusquiamo, Mandragora erano utilizzate da donne che conoscevano il potere delle erbe per farne mitici unguenti. La potente azione anestetizzante e dissolvente la percezione sensibile dava l’impressione di non essere coi piedi per terra.. Il corpo sfuggiva e si liberava lo spirito, dunque le streghe un po’ volavano davvero.

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